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Recensione “Nonostante tutto”

Autore: Paolo Mormile

Recensione a cura di Gian Giacomo Bonaldi

Casa editrice: Atile edizioni

Il libro è disponibile in versione cartacea ed ebook su tutti gli store on line

“Capita a volte di sentirsi per un minuto felici. Non lasciatevi cogliere dal panico: è questione di un attimo e passa.” Inizia così il libro di Paolo Mormile, che non è un romanzo ma un flusso di pensieri, quasi una seduta psicologica. L’autore racconta episodi della sua vita e pensieri che ha sviluppato a seguito di ciò che gli è accaduto, portandolo, come dimostra la frase di apertura, ad avere una visione della vita abbastanza disillusa. Non sempre il lettore si troverà d’accordo con ciò che leggerà, anzi alcuni passaggi potrebbero risultare controversi. Ma il confronto con un pensiero diverso, con parametri di giudizio che riteniamo sbagliati, può portare a importanti riflessioni. E l’autore non cerca mai di ingentilire i suoi pensieri, espone giudizi e sensazioni così come li ha provati, offrendo quella che è effettivamente la sua visione del mondo, senza filtri.

A volte è lui stesso ad ammettere di “sbagliare”, di non seguire i modelli socialmente più accettati ed è forse questo il contributo più importante del libro. In un mondo che mette l’apparenza al primo posto, una piena confessione di ciò che si pensa è un importante passo avanti. Si ragiona, si sbaglia, si riprova ma si è sempre sé stessi. Una qualità non sempre apprezzata, sicuramente non facile da mantenere ma che è la base per capirsi e offrirsi agli altri per quello che si è.

Per raggiungere questa consapevolezza, è fondamentale ripercorrere la propria vita e capire cosa può aver influenzato questo o quell’atteggiamento. Per questo l’autore parla di sé, cercando di affrontare ogni riflessione con quella che è per lui la medicina con la quale contrastare la durezza della vita: “La leggerezza [che] non è incoscienza né strafottenza, né tantomeno idiozia, come pure qualcuno potrebbe (con leggerezza!) essere indotto a credere. […] è l’ostinazione a guardare il mondo con gli occhi di bambino […].”. Si apre quindi un chiaro dualismo, tra la sfiducia verso la vita e la positività di voler trovare un modo giusto di affrontarla, di poter trovare il Bello nel semplice ascolto di una canzone o nella sensazione di un istante.

Un libro da affrontare, dunque. Per giudicarlo, rivedersi in alcuni passaggi, indignarsi in altri. Per confrontarsi, con l’autore e con noi stessi, una cosa che troppo spesso dimentichiamo di fare.

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