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Le interviste e le recensioni

Intervista Sofia Zanin

a cura di Martina Paolantoni

In occasione della collettiva “Giovani Talenti” seconda edizione organizzata dalla UCAI Sezione di Roma alla Galleria Della Pigna di Roma dall’11 al 21 Gennaio 2023 abbiamo incontrato i protagonisti della rassegna per svelare i loro segreti e le emozioni che hanno dati vita alle loro opere.

Sofia Zanin partecipa con le opere Imago virginis
Santa Cecilia, Spes

Un breve profilo della donna e dell’artista…

Nata a Conselve (PD), nel 2005 ho conseguito il Diploma Accademico in Pittura (vecchio ordinamento a ciclo unico quadriennale) e di seguito, nel 2007, il Diploma Accademico di Secondo Livello con specializzazione in Pittura, entrambi presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in Filosofia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, con una tesi sui rapporti tra estetica del sacro e teologia dell’arte. A partire dai primi anni duemila ho partecipato e collaborato a diversi eventi espositivi presso musei e gallerie nazionali, fondazioni, centri culturali, chiese e musei diocesani in diverse città del territorio nazionale. Dal 2007 ho maturato un’esperienza pluriennale nel settore museale ed espositivo nell’ambito delle esposizioni internazio-nali di arte e architettura presso la Fondazione La Biennale di Venezia, unitamente all’esperienza nell’alta formazione artistica come collaboratore didattico per la cattedra di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Dal 2018, unitamente alla ricerca artistica, svolgo attività di insegnamento in qualità di docente di Discipline Pittoriche e di Filosofia nei licei statali del Veneto.

Da dove nasce la sua pittura, come nascono i suoi quadri?

Dopo il diploma presso il Liceo Artistico Statale “Cristina Roccati” di Rovigo, la mia ricerca nell’ambito delle arti visive inizia con gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e prosegue sotto l’aspetto teorico e speculativo con gli studi specialistici in Filosofia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, in un percorso di forma-zione continua che ha caratterizzato diverse fasi evolutive del mio lavoro artistico. Gli anni trascorsi all’Acca-demia di Belle Arti sono stati ricchi di confronti, di studio e sperimentazione di strumenti e metodologie alternative, con libertà anche dal punto di vista tematico. Dopo l’esperienza del Libro d’Artista, dell’autoritratto pittorico e fotografico analogico, delle creazioni in vetro di Murano in serie numerate e della calligrafia orientale, ho approfondito il mondo della simbologia e dell’architet-tura sacra a partire dall’incontro con la tradizione religiosa orientale che si esprime nella pratica del Mandala. Da diversi anni la contaminazione tra pittura e tecniche grafiche digitali rappresenta una personale soluzione espressiva per indagare e interpretare la realtà, sia concreta che concettuale; un metodo che consente riflessioni immaginifiche sulla sacralità dei luoghi antichi dove la storia si rivela nell’archeologia, assieme all’interpretazione visiva delle figure del culto cristiano.

Lei espone oggi più opere. Quali messaggi è possibile leggervi?

Attualmente il mio lavoro si concentra sul simbolismo e la geometria del sacro attraverso combinazioni grafico-pittori-che o collages multimediali, sintesi di pittura e grafica. Nelle opere più recenti, realizzate a tecnica mista su tela a dimensioni variabili, gli elementi del simbolismo e delle architetture di spazi sacri si intrecciano con figure e simboli cristiani anche di respiro universale. Le planimetrie di edifici sacri appartenenti a epoche e a culti religiosi diversi suggeriscono il valore ontologico, storico e spirituale di spazi che conservano la loro originaria sacralità nonostante il passare dei secoli e talvolta nonostante il cambiamento della loro destinazione. Le planimetrie emergono stratificate nei i loro colori, protagoniste e allo stesso tempo cornice, diventano il tabernacolo che racchiude strati di storia. Le immagini, i simboli e le iconografie rivisitate convivono in una sintesi compositiva che racconta la storia dei luoghi sacri e delle persone che li hanno abitati e infine di chi li abita in quanto osservatore.

I suoi colori esprimono anche stati d’animo?

I colori presenti nelle mie opere rappresentano un modo per valorizzare e vivificare la presenza della geometria attraverso le planimetrie appartenenti a luoghi ed epoche storiche diverse. La scelta cromatica è legata ai percorsi del mio vissuto, alle associazioni provenienti dai ricordi ma anche dalla forza dei simboli utilizzati.

C’è qualcuno che ha ispirato la sua pittura, un padre spirituale?

Più di una persona. La prima fu Don Gianfranco Lazzarin, sacerdote della piccola parrocchia del mio comune d’origine, nella Bassa Padovana. Lo incontrai all’inizio dei miei studi liceali, era un profondo studioso e conoscitore del pensiero filosofico, teologico e mistico sia occidentale che orientale. La sua presenza come figura spirituale fu molto importante per me poiché ebbe una grande fiducia nelle mie capacità ancora all’inizio del mio percorso formativo artistico e culturale al liceo. Conoscendo le mie inquietudini interiori e i miei interessi nell’ambito della filosofia di quel periodo mi regalò una copia delle Confessioni di Sant’Agostino che ancora conservo fra i libri più preziosi. Don Gianfranco fu il primo a incoraggiarmi alla pittura di soggetti sacri, all’approfondimento teologico e filosofico attraverso letture dei testi sacri, dialogo interreligioso, riflessioni, ritiri spirituali, partecipazioni a convegni e non da ultimo la preghiera. Un’altra figura cardine fu il prof. Paolo Tessari, docente della Scuola di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Da lui ho appreso le tecniche della pittura tradizionale tramandata dai maestri della grande pittura veneziana ma anche l’incontro-scontro con le tecniche più moderne, con la pittura su grandi dimensioni e la sperimentazione pittorica derivata in parte dalla Pop Art americana fino al confronto con le correnti contemporanee di Arte Concettuale, Public Art, grafica, fotografica e infine Digital Art.

Cosa, di un suo dipinto, mette meglio a fuoco la sua personalità artistica?

L’eclettismo dei linguaggi e delle contaminazioni tecniche, i simboli, gli elementi figurativi e le geometrie del sacro che raccontano storie, riti, presenze e soprattutto luoghi.

Non solo un artista. Lei è docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico “G.B. Ferrari” di Este (PD). Come riesce a conciliare ruoli tanto diversi?

Sposata dal 2018, oltre alla ricerca artistica svolgo l’attività di insegnamento in dal 2018 sono iscritta all’UCAI sezione di Padova, dal 2017 componente del Coro San Prosdocimo – Cappella Musicale della Cattedrale di Padova. Partecipo e frequento a livello informale i circoli culturali e artistici promossi da giovani intellettuali, docenti e artisti padovani. Non è facile conciliare ruoli diversi oltre all’attività di insegnamento che di per sé occupa molto tempo delle mie giornate. Credo che siano fondamentali una buona capacità organizzativa nell’ottimizzazione dei tempi, la flessibilità, la pazienza e la buona volontà. Sono infine grata del sostegno quotidiano alla mia ricerca artistica da parte di mio marito, studioso e docente di filosofia, dialogo interreligioso e digital philosophy.

Professoressa osa si attende dopo questa mostra?

La partecipazione a questa iniziativa è stata il frutto di una decisione non facile, sia per la ristrettezza dei tempi, sia per l’aspetto logistico per via del trasporto dei lavori di grandi dimensioni a Roma da organizzare in poco tempo. Inoltre, la creazione di un’opera appositamente pensata per l’esposizione alla Galleria La Pigna è stata un’ulteriore sfida. Per ora spero di poter incontrare altri giovani artisti con cui condividere questa esperienza artistica, conoscere gli organizzatori che hanno promosso l’iniziativa e proporre, se ci sarà la possibilità, una collaborazione per altri eventi o mostre.

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