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Arte nell'arte

Un singolare caso di decorazione neoclassica a Mentana

 di   Sara Petrino

La mia tesi su Palazzo Santucci a Mentana si è concentrata sullo studio della stanza che ospita un particolare ciclo di dipinti realizzati alla fine del XVIII secolo, rappresentante 5 episodi dell’Antico Testamento.

L’interesse è nato grazie ai risultati delle ricerche, da cui sono partita, di due studiosi importanti per il territorio di Mentana: Giuseppe Salvatore Vicario e Roberto Tomassini, che coinvolsero, negli anni Settanta del secolo scorso, anche lo storico dell’arte Federico Zeri, loro amico e residente a Casali di Mentana.

Volevo innanzitutto trovare un argomento che potesse incuriosire.. e così è stato. Durante la discussione della tesi( il 24 settembre alla Sapienza) ho notato vera attenzione da parte dei professori, che sorpresi di questo “tesoro nascosto” come lo definì il dott. Vicario, mi hanno fatto diverse domande di curiosità.

 Ho affrontato diverse difficoltà iniziali, in quanto la famiglia Santucci risulta da sempre contraria all’accesso del palazzo, essendo proprietà privata e attualmente in vendita.

Tuttavia, proprio l’inaccessibilità al Palazzo, elegante dimora settecentesca attualmente abitata, ha fatto sì che le tele, dipinte a “sughi d’erba” (tecnica antica che prevede uso di tinte vegetali che si deteriorano molto facilmente se a contatto con l’aria), siano rimaste in buono stato di conservazione.

Al reperimento delle fotografie e di parte della documentazione devo un ringraziamento speciale a Roberto Tomassini, Eleonora Vicario e al mio relatore, il prof. Gabriele Quaranta, che mi ha sostenuta e guidata durante tutto il percorso di ricerca .

La mia indagine è partita dallo studio delle immagini, cioè della fortuna iconografica di ogni specifico episodio: Agar e l’angelo, il tradimento di Dalila, Giaele e Sisara, Joab rimprovera David, Giuseppe e Giacobbe in Egitto; alcuni di questi sono rarissimi nella tradizione artistica.

 Ho esaminato come nella storia dell’arte ogni soggetto veniva rappresentato sin dal medioevo e tramite questo tipo di analisi sono riuscita a capire che l’artista delle tele copiò, in parte, modelli ideati da artisti famosi come Carlo Maratta o Giovanni Volpato.

Grazie alla documentazione esistente (con firma autografa) e a confronti stilistici con altre sue opere, ho attribuito le tele al pittore Antonio Vighi, artista neoclassico poco noto in Italia ma famoso in Russia dove lavorò per gli Zar e rimase per il resto dalla sua vita. era  amico del famoso scultore Antonio Canova (che veniva ospitato dai Santucci nel Palazzetto), ma anche di Antonio Asprucci, architetto della famiglia Borghese, che progetta il palazzo Santucci nel 1790 circa e che ammette Antonio Vighi all’Accademia di San Luca nel 1792 circa.

Realizzò il ciclo di palazzo Santucci prima di partire per San Pietroburgo, dunque tra il 1793 e il 1798. La figura di Antonio Vighi, di cui ho curato personalmente la pagina di Wikipedia, va indagata meglio in Italia, perché intermediario del celebre Antonio Canova. Tramite le loro corrispondenze infatti, si fa luce sulla presenza delle opere canoviane in Russia, dove egli non si recò mai fisicamente: la chiave sta in Vighi, amico e collega romano. 

Definire la data del ciclo pittorico mi ha permesso di ipotizzare “un significato nascosto” dei dipinti, che potrebbero alludere al conflitto tra il Papa Pio VI Braschi e Napoleone, in quanto commissionati negli anni dell’occupazione napoleonica che comportò gravi conseguenze alla famiglia Santucci. La scelta particolare di episodi così rari, che parlano di tradimento, inganno, esilio, giustizia divina, vittoria di dio sull’oppressore, ecc. si spiega perfettamente se mettiamo in rapporto le tele al contesto storico-  politico (mentanese e quindi romano) di fine Settecento.

Sono riuscita dunque a raggiungere l’obiettivo della mia tesi: dimostrare che le opere di palazzo Santucci sono a tutti gli effetti un valido documento non soltanto per la storia di Mentana, ma anche per quella romana: questo permette di considerare le tele, come da titolo della mia tesi,” un singolare caso di decorazione veterotestamentaria in epoca neoclassica”.

La speranza è quella della sopravvivenza di tali rarità artistiche,  la cui presenza all’interno del palazzo è testimoniata solo fino al 2015-2016 circa, anno in cui comparì un annuncio di vendita dell’appartamento.

Ci auguriamo dunque, nella prospettiva di ricostruire una breve storia della pittura a Mentana, che i dipinti di Palazzo Santucci, pur essendo negati alla fruizione pubblica, continuino ad essere conservati, mantenuti e tutelati dagli attuali proprietari.

Una risposta su “Un singolare caso di decorazione neoclassica a Mentana

Un contributo importante per la storia locale di Mentana, di importanza nazionale data la presenza di un artista intermediario del noto Canova. Un artista che a tutti gli effetti è già “di mondo”, come chi riusciva ad avere la meglio per la sua carriera, nel secolo dei lumi.
Speriamo una migliore valorizzazione per il futuro. Intanto il primo passo è stato fatto, si ama solo ciò che già si conosce.

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